Il caso della ragazza curda di 22 anni, Mahsa Amini, deceduta il 16 settembre dopo l’arresto della ‘polizia religiosa’ per aver indossato in maniera errata il velo islamico, continua a sollevare proteste in tutto l’Iran. Le manifestazioni hanno coinvolto non solo le donne, che bruciano i loro foulard nelle piazze ma anche tantissimi studenti che, nonostante le repressioni violente della polizia, continuano a gridare slogan che inneggiano alla libertà. Ad oltre tre settimane dalla scomparsa di Mahsa, la Tv di Stato iraniana ha diffuso le immagini delle telecamere di sorveglianza che mostrano, il momento preciso, in cui la ragazza prima si è accasciata su delle poltrone, per poi cadere a terra. La giovane, morta in ospedale, per i familiari sarebbe deceduta per le percosse ricevute in caserma, mentre, il medico legale certificò un’ipossia cerebrale. L’autopsia ha confermato che Masha è morta per ‘malattia’: la causa è da attribuire a degli squilibri ormonali, subentrati dopo l’asportazione di un tumore al cervello avvenuta all’età di 8 anni, e che, nelle ore dell’arresto, hanno provocato “una diminuzione della pressione sanguigna”.
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