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TRAGEDIA A GRAZ: DIECI MORTI IN UNA SCUOLA

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Una mattina qualunque si è trasformata in un incubo per gli studenti e gli insegnanti di una scuola a Graz, in Austria. Un ex studente di 22 anni, Artur A., ha aperto il fuoco all’interno dell’istituto, uccidendo dieci persone – tra cui sette studenti, un adulto e se stesso – e ferendone gravemente almeno 28. Alcuni dei feriti sono in condizioni critiche. L’intera città è sotto shock, così come l’Europa.

Una strage con radici profonde

Secondo quanto riferito dalle autorità, Artur A. ha agito da solo. Era armato con una pistola e un fucile da caccia, e ha sparato almeno 40 colpi, colpendo due aule, una delle quali era la sua ex classe. Dopo aver compiuto l’attacco, si è tolto la vita in uno dei bagni della scuola.

Pare che il ragazzo si sentisse vittima di bullismo. Questo dettaglio, se confermato, apre una riflessione dolorosa e urgente su quanto il disagio psicologico e l’isolamento possano diventare pericolosi, se ignorati.

La risposta delle istituzioni

Sul luogo della tragedia si sono recati i massimi rappresentanti dello Stato e della regione: il cancelliere austriaco Christian Stocker, il ministro dell’Interno Gerhard Karner, la governatrice della Stiria Kunasek e la sindaca di Graz, Elke Kahr. Anche il ministro dell’Istruzione ha annullato tutti i suoi impegni per raggiungere la città.

L'intero sistema sanitario della Stiria è stato messo in stato d’allerta. Sono stati attivati centri di assistenza per le persone colpite, mentre ospedali regionali e universitari stanno lavorando senza sosta per gestire l’emergenza.

L’Europa esprime solidarietà

"Ogni bambino dovrebbe sentirsi al sicuro a scuola", ha scritto su X (ex Twitter) Kaja Kallas, alta rappresentante dell’Unione Europea, esprimendo vicinanza alle vittime e alle loro famiglie. Anche la Commissione europea ha diffuso un messaggio di cordoglio, parlando di una tragedia che colpisce tutta l’Europa.

Una ferita che interroga tutti noi

Quello che è successo a Graz non è solo una pagina tragica di cronaca. È un grido d’allarme. Ci interroga sul senso di comunità, sull’importanza dell’ascolto, sulla prevenzione del disagio giovanile e sulla necessità di rendere la scuola un luogo davvero sicuro, non solo dal punto di vista fisico ma anche emotivo.

Chi era Artur prima di diventare un assassino? Un giovane che si sentiva invisibile, umiliato, lasciato solo. Questo non giustifica nulla, ma ci obbliga a chiederci cosa possiamo fare, ciascuno nel proprio ruolo, per evitare che altri ragazzi arrivino a sentirsi così.

Perché la scuola deve essere un posto dove ci si sente accolti. Sempre.

10/06/2025

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