Immagina di trovarti in un parco, in palestra o persino in classe, e che qualcuno vicino a te crolli a terra per un arresto cardiaco. Sapresti cosa fare? Forse oggi no, ma presto potresti impararlo direttamente a scuola.
Dal 13 al 19 ottobre torna “VIVA!”, la settimana nazionale dedicata alla rianimazione cardiopolmonare. L’iniziativa è promossa dall’Italian Resuscitation Council (Irc), un’associazione di medici e operatori sanitari che da anni porta avanti una missione chiara: insegnare a tutti, giovani compresi, le manovre che possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Quattro milioni di studenti coinvolti
In Italia ci sono oltre 4 milioni di ragazzi delle medie e delle superiori: tutti potenzialmente pronti a diventare “supereroi della vita reale”, grazie alla legge 116 del 2021 che ha reso obbligatoria la formazione al primo soccorso a scuola. E non si parla solo di teoria: durante la settimana “VIVA!” ci saranno eventi gratuiti, dimostrazioni pratiche e persino attività ludiche, dove si imparerà a fare il massaggio cardiaco e a usare il defibrillatore (DAE).
Perché è così importante?
Ogni anno in Europa si registrano circa 400mila arresti cardiaci, di cui 60mila solo in Italia. Eppure, spesso chi assiste non sa come reagire: solo nel 58% dei casi parte il massaggio cardiaco e nel 28% viene usato il defibrillatore. Il risultato? La sopravvivenza resta bassissima, intorno all’8%.
Ma c’è una buona notizia: con una popolazione più preparata, le possibilità di sopravvivenza possono triplicare. E la formazione può iniziare presto: già i bambini di 10 anni, se guidati, sanno eseguire correttamente le manovre salvavita, mentre a 6 anni sono capaci di chiamare i soccorsi e spiegare la situazione.
Esperienze già concrete
Un esempio arriva dalla Sardegna: grazie al progetto “A scuola di primo soccorso”, oltre 10mila studenti e 1.100 insegnanti hanno seguito corsi pratici in più di 50 istituti. Numeri che mostrano come il cambiamento sia già in atto.
Un gesto che vale una vita
“Dove la popolazione è preparata, le possibilità di sopravvivenza aumentano fino a tre volte”, spiega Andrea Scapigliati, presidente di Irc. “È un bisogno non solo sanitario, ma anche sociale e civico”.
In altre parole, imparare il primo soccorso non serve solo a conoscere qualche tecnica in più: significa diventare parte di una comunità che sa prendersi cura degli altri.
06/09/2025
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