Ogni 25 novembre il mondo si ferma per ricordare qualcosa che non dovremmo mai ignorare: le tante, troppe donne che ancora oggi subiscono violenza. Non è solo una ricorrenza sul calendario; è un invito potente ad aprire gli occhi, a parlare, a cambiare.
La data è stata scelta grazie al lavoro delle Nazioni Unite, e in particolare dell’ONU, come momento globale per denunciare un problema che attraversa paesi, culture, età e contesti sociali.
Perché parlarne ai ragazzi?
Perché la violenza non è solo ciò che vediamo nei casi più estremi nei telegiornali. Può essere anche una battuta sessista, un insulto sui social, una gelosia che diventa controllo, un “se mi lasci ti rovino”.
Può essere una dinamica nella vita di un amico, di un compagno di classe, o – senza rendersene conto – dentro i nostri stessi comportamenti.
Capire oggi cosa è giusto e cosa è sbagliato significa costruire relazioni più sane domani. E la cultura del rispetto inizia proprio dalle conversazioni quotidiane tra i giovani.
Che cosa rappresenta questa giornata
- Memoria: ricordiamo le vittime e tutte le persone che hanno visto la propria libertà distrutta.
- Consapevolezza: impariamo a riconoscere le forme di violenza, anche quelle più invisibili.
- Responsabilità: la violenza non è un “problema delle donne”, ma della società intera.
- Azione: serve l’impegno di tutti, dai singoli alle istituzioni, come il lavoro delle campagne guidate dall’UN Women.
Violenza è… più di quanto pensi
La violenza può essere:
- Fisica: spintoni, schiaffi, costrizione.
- Psicologica: umiliazioni, minacce, isolamento dagli amici.
- Verbale: insulti, prese in giro sul corpo o sull’intelligenza.
- Digitale: messaggi ossessivi, controllo degli accessi, condivisione non consensuale di foto.
- Economica: limitare la libertà finanziaria di una persona per controllarla.
Sapere riconoscere tutte queste forme è il primo passo per contrastarle.
Che cosa possiamo fare noi
- Ascoltare senza giudicare: se qualcuno si confida, la prima cosa è credere a ciò che dice.
- Rompere la normalità tossica: dire no a battute sessiste o commenti violenti fa la differenza.
- Chiedere aiuto: anche per un dubbio, parlare con un adulto di fiducia o con un servizio specializzato può salvare una persona.
- Educarsi al rispetto: relazioni sane si basano su fiducia, consenso e libertà reciproca.
Non è solo una giornata: è un cammino
Il 25 novembre è un simbolo. Ma il cambiamento vero nasce ogni giorno, nelle nostre scelte:
a scuola, online, nelle relazioni, in famiglia.
Non servono gesti eroici: basta la responsabilità di dire “questa cosa non va bene”, di prendere posizione, di essere la voce di chi non riesce (ancora) a parlare.
In un mondo che spesso sembra urlare più forte della coscienza, scegliere il rispetto è un atto rivoluzionario. E riguarda tutti, ragazzi compresi.
25/11/2025







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