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LAUREA E UNIVERSITÀ: HANNO DAVVERO SENSO?

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L'Italia è il paese delle contraddizioni! Dal dopoguerra ci è stato insegnato e forse ancor di più inculcato, che lo studio conduca alla realizzazione professionale e che privi di questo non possiamo accedere alle porte principali della soddisfazione, della realizzazione e del benessere.

Se questo è vero, come forse è vero in tanti paesi, una nazione su tutto può essere considerata proprio l'esempio del contrario cioè la nostra. Siamo un paese dove anche per fare il lavoro di operatore ecologico occorre la laurea, così come per insegnare, lavorare nei ministeri etccc., addirittura come ben sappiamo per fare molte professioni bisogna essere prima laureati e poi sostenere un ulteriore esame di ammissione per accedere all'albo. 

In tutto questo caos una cosa è certa: per fare il ministro, il sottosegretario e adesso anche il premier non occorre la laurea. Inutile puntare il dito sul nuovo governo poichè da sinistra a destra tanti la pensano o almeno fingono di pensarla in questo modo. 

A cosa serve quindi buttare alle ortiche cinque o più anni di studio quando in quel momento si può passare il tempo facendo attivismo politico? Ecco, forse è sbagliato o forse è utopico ma a noi piacerebbe che almeno deputati, senatori o ancor di più ministri e sottosegretari siano di fatto obbligati ad aver conseguito la laurea come requisito minimo per accedere, così come avviene nei concorsi pubblici.

Basta con i ministri degli Esteri che non parlano inglese, con ministri dell'agricoltura che non sanno dove sia una campagna e soprattutto con responsabili della scuola che credono di risolvere tutto con i banchi a rotelle diventati in poco tempo i banchi a scontro a rotelle. Se ai nostri ragazzi chiediamo di correre verso una direzione che almeno in quella direzione sia stato messo il traguardo e che non sia un traguardo semovibile a seconda del momento e della convenienza politica. Diamo il buon esempio questo ci renderà una nazione migliore!

15/11/2022

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