All'indomani di
Italia -
Svezia e della
mancata qualificazione della nazionale italiana al mondiale di Russia, il presidente
Tavecchio pago' interamente il prezzo della débâcle con le sue dimissioni ed il relativo successivo commissariamento della
FIGC da parte del
Coni guidato da Giovanni Malago'. Il neo commissario
Fabbricini diede impulso zero e cambiamenti ancor meno di zero, per un movimento che già allora scricchiolava e non poco. Da lì l'arrivo di
Gabriele Gravina, la nazionale di
Mancini campione d'Europa e poi ancora un'assenza dal mondiale questa volta in Qatar. Fatto questo doveroso incipit, oggi più di ieri, all'indomani delle dimissioni di mister
Mancini, la situazione del
calcio italiano sembra arrivato allo sbando.
Colpa del presidente federale Gabriele Gravina? A nostro avviso no. Di certo il manager abruzzese avrà anche la sua parte di errori ma la gestione di questo grande carrozzone chiamato calcio è diventato davvero troppo complesso quasi impossibile.
La Lnd che dovrebbe dare impulso al movimento è un turbinio di comitati regionali, spesso gestita da personalità over 70 con un livello manageriale medio, non del tutto idilliaco. Se il calcio dilettantistico non cresce , lo stesso dicasi anche per il settore scolastico che fatica da tempo ad esprimere talenti veri e concreti. Il calcio a 5 e' ormai caduto totalmente nell'oblio così come anche, la serie D e la lega pro. I manager bravi e attenti al cambiamento non vengono supportati dall'interno ma anzi, sono spesso osteggiati con tutta la forza possibile ed in ogni modo (vedesi le dimissioni di Montemurro ex presidente della divisione calcio a 5) , le innovazioni tra i professionisti sono davvero poche e rare, le società continuano a vivere dei soliti diritti televisivi con poco settore giovanile e stadi obsoleti.
Basta guardare all'estero per capire che questo sport e' in evoluzione e che noi italiani siamo rimasti davvero indietro e non solo dal punto di vista dei risultati sportivi.
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