Se prima avevamo l'orologio a scandire i momenti delle nostre giornate, adesso per molti di noi il ticchettio è stato sostituito dalla suoneria della nostra messaggeria istantanea, con i tantissimi “buongiorno” che vengono fuori dal gruppo di classe, dagli amici stretti, da quelli della palestra, quelli dell'aperitivo e dai cugini che stanno lontani e vedi due volte l'anno. Siamo tutti diventati cittadini di WhatsApp e delle sue spunte, blu o grigie non ha importanza.
Non avevamo fatto i conti però col fatto di poter diventare un indice che potesse condizionare il mercato o ancora meglio siamo noi ad essere condizionati dalle pubblicità che ci arrivano in base ai nostri interessi, ai nostri cookies
Già, perché ormai sappiamo che qualsiasi nostra mossa su Facebook e Instagram viene tracciata, analizzata da un super cervellone e messa in correlazione con milioni di altri dati, usata per proporci pubblicità cucite su di noi, per crearci nuovi bisogni e provare persino a condizionarci: il marketing 2.0.
Ma ora cade il velo a quello che avete sempre sospettato, a quello che Zuckerberg aveva sempre negato. Scopriamo così che i dati non restano confinati nei server dove vengono salvati. Né sulle singole App. Ma possono permettere una profilazione maggiore di noi. Chi non sottostà a queste condizioni, viene escluso dall'uso.
È bastato un messaggio arrivato nei giorni scorsi praticamente a tutti a smascherarlo. "WhatsApp sta aggiornando i propri termini e l'informativa sulla privacy”. Nulla di inedito. Ma stavolta l'ultima frase suona un po' come un ricatto: dopo l'8 febbraio 2021 non sarà possibile utilizzare la piattaforma senza accettare i nuovi termini di servizio.
Nel caso di WhatsApp, quindi, anche il numero di telefono, l'email, i contatti, le localizzazioni, ecc. Tutte informazioni di cui ora già dispone, ma che ora non può incrociare con quelli derivanti da Facebook e Instagram. Il velo è caduto, dicevamo. E poco importa se da giorni ripetono che "a rischio" saranno solo le interazioni con le aziende. Cioè con i milioni di account business già presenti sulla piattaforma che dal 16 maggio potranno profilarci meglio. Magari anche in base a quanti parrucchieri contattiamo nel corso dell'anno.
02/02/2021
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