Se ripetuti ossessivamente, anche i suoni divini possono diventare rumori infernali. L’esempio più lampante è il campanile della chiesa: non sarà tanto la chiamata domenicale dei fedeli alla santa messa a dare fastidio ai più sensibili d’orecchio quanto quei casi in cui, ogni sessanta minuti, viene battuto lo scoccare dell’ora, con tanti tocchi di campana per quante sono le ore trascorse. Chi vive nei pressi di una parrocchia lo sa: quando il buon sagrestano si prende la briga di ricordare a tutto il circondario che il «tempo fugge», da un lato c’è la garanzia di non arrivare mai tardi agli appuntamenti, ma dall’altro il riposo può diventare impossibile.
I rumori sono regolati in parte da norme di carattere amministrativo, che fissano le soglie a cui determinate attività devono attenersi; per altra parte, almeno nell’ambito dei rapporti di buon vicinato, c’è la norma del codice civile secondo la quale non si possono impedire i rumori che, per quanto antipatici, sono «tollerabili». E cosa sia «tollerabile» o meno lo decide il giudice quando un cittadino si rivolge a lui perché non riesce più a dormire la notte.
Chi dunque si aspettava di sentirsi dire che i rumori sono vietati oltre un certo quantitativo di decibel rimarrà deluso: bisogna valutare le circostanze del singolo caso e le variabili come l’orario in cui il rumore viene prodotto, il contesto geografico in cui l’appartamento si trova, il rumore di fondo della zona (ossia a quel complesso di suoni, di origine varia e spesso non identificabile, continui e caratteristici della zona medesima, sui quali s’innestano, di volta in volta, rumori più intensi come voci, auto ecc.). Ad esempio, se la casa si trova in centro città la soglia della tollerabilità è più elevata perché è più elevato il rumore di fondo.
16/05/2021
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