Leggere un messaggio, scrivere una frase, fare un calcolo veloce: gesti che per molti di noi sembrano banali, ma che per 754 milioni di persone nel mondo non lo sono affatto. È questo il dato che oggi, nella Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, ci mette davanti a una realtà scomoda: ancora troppi adulti non hanno le competenze di base per affrontare la vita quotidiana.
Il peso delle disuguaglianze
Dietro i numeri ci sono storie di esclusione. Due terzi di chi non sa leggere e scrivere sono donne, spesso costrette a rinunciare alla scuola per matrimoni precoci, lavori domestici o discriminazioni culturali. Ma il problema non riguarda solo i Paesi più poveri: anche nelle società considerate “avanzate” esistono sacche di marginalità, persone che non hanno mai avuto pieno accesso all’istruzione o che ne sono rimaste ai margini.
Un diritto ancora negato
Sulla carta, l’istruzione è un diritto universale, riconosciuto da convenzioni internazionali e costituzioni nazionali. Nei fatti, però, milioni di bambini e adulti restano esclusi. Mancano scuole, insegnanti, libri, oppure prevalgono ostacoli economici e sociali che impediscono di studiare.
Perché ci riguarda da vicino
L’analfabetismo non è solo un problema “lontano”: significa più povertà, meno democrazia, meno possibilità di costruirsi un futuro. In un mondo che corre veloce, dove la conoscenza è il motore di ogni cambiamento, restare indietro vuol dire non avere voce.
E adesso?
La Giornata dell’Alfabetizzazione non è solo una ricorrenza simbolica: è un invito ad agire. Significa sostenere progetti educativi, combattere le disuguaglianze e ricordare che la scuola non è un lusso, ma la chiave per la libertà e la dignità di ogni persona.
08/09/2025
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