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RADIOHEAD E LA NOTTE MAGICA DI BOLOGNA

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Le luci si abbassano, parte Planet Telex, e l’Unipol Arena esplode. Così, dopo otto anni di assenza dall’Italia, i Radiohead tornano finalmente sul nostro palco, trasformando Bologna nella capitale mondiale del rock per una notte. In 15.000 hanno riempito il palasport di Casalecchio di Reno per la prima data italiana del tour 2025, un ritorno attesissimo che ha superato ogni aspettativa.

E non finisce qui: la band suonerà altri tre concerti sempre sold out il 15, 17 e 18 novembre.

Un palco circolare, 12 schermi e l’energia di Thom Yorke

Il live si apre in modo cinematografico: un video-sipario oscura in parte la visuale e si alza lentamente mentre Thom Yorke, al centro del palco circolare, attacca con i primi brani da The Bends.

La scaletta, identica a un flusso di coscienza musicale, parte forte: “2+2=5” e “Sit Down Stand Up” mandano l’Arena in delirio. Yorke è in gran forma, una presenza magnetica che si muove su tutti e quattro i lati del palco, mentre i 12 schermi verticali proiettano visual psichedelici perfetti per l’atmosfera Radiohead.

Alla batteria c’è Chris Vatalaro, che sostituisce Clive Deamer dei Portishead: una novità che non fa rimpiangere l’assenza.

Quando la nostalgia incontra la magia del live

Nel cuore del concerto arrivano pezzi che segnano la storia del rock degli ultimi 30 anni:

  • “Bloom”
  • “Lucky”
  • “The Gloaming”
  • “There There”

E poi il momento più emotivo: “No Surprises”, cantata da tutto il pubblico come fosse un unico, gigantesco coro. Yorke ringrazia con un semplice “grazie”, ma è chiaro che si sta godendo ogni secondo.

Dall’album In Rainbows arrivano “Videotape” e “Arpeggi”, con Ed O’Brien ai cori. Tutto sembra davvero “in its right place” quando parte “Everything in Its Right Place”, mentre l’Arena vibra sotto il ritmo di “15 Step” e dell’inconfondibile “The National Anthem”.

La prima parte si chiude dopo 90 minuti intensissimi con una combo da brividi: “Daydreaming”, “Subterranean Homesick Alien”, “Bodysnatchers” e “Idioteque”, uno dei brani più travolgenti dell’intero repertorio.

I bis: un viaggio negli anni ’90 fino all’esplosione finale

Il ritorno sul palco è una carezza nostalgica: “Fake Plastic Trees”, acustica, pura, fragile.
Poi “Let Down” e una “Paranoid Android” accolta da un boato che scuote l’intera arena.

Arriva anche una sorpresa: “Wolf at the Door”, suonata raramente dal vivo, qui diventa uno dei momenti più intensi dell’intero concerto.

C’è spazio anche per “You and Whose Army” (unico brano da Amnesiac) e per “Just”, che chiude il cerchio riportando il pubblico alle radici della band.

Il finale è da pelle d’oca: “Karma Police”, cantata all’unisono da 15.000 voci, in un coro lungo e ipnotico che si fonde con l’ultimo saluto della band.

Due ore di rock, 25 brani e zero parole inutili

I Radiohead non parlano molto. Non fanno grandi discorsi. Non hanno bisogno di farli: ci pensano la voce di Yorke, la chitarra di Jonny Greenwood e un repertorio che ha segnato generazioni.

Due ore di musica pura, potente, senza fronzoli.
Un concerto che molti porteranno nel cuore per sempre.

E tra meno di 24 ore, si replica. Nuova data, nuova scaletta, nuovi 15.000 fortunati pronti a vivere un altro viaggio con quella che, senza esagerare, è ancora oggi una delle ultime grandi rock band del pianeta.

 

17/11/2025

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