Il Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) ha acceso i riflettori su un tema che tocca da vicino migliaia di studenti: le tasse universitarie troppo alte.
Secondo un monitoraggio del Ministero, nove atenei italiani avrebbero superato i limiti previsti dalla legge, spingendo il Mur a chiedere alla Conferenza dei rettori (Crui) di trovare una soluzione rapida e condivisa.
Chi ha sforato il tetto
In cima alla lista c’è il Politecnico di Milano, dove la contribuzione studentesca arriva al 34,81% rispetto ai fondi statali ricevuti. Seguono l’Università dell’Insubria (27,87%) e Ca’ Foscari di Venezia (24,65%).
Appena sopra il limite del 20% ci sono anche Milano-Bicocca, Padova, Iuav Venezia, Modena e Reggio Emilia, Pavia e Brescia.
La legge del 1997 stabilisce infatti che le tasse non possano superare il 20% del Fondo di finanziamento ordinario (cioè la quota di risorse che lo Stato destina a ciascun ateneo). Tuttavia, il confine è sempre stato sfumato, anche perché non è mai stato emanato un decreto che regolasse in modo chiaro la questione.
Il diritto allo studio a rischio
Per il Ministero, il problema è delicato: bisogna rispettare l’autonomia universitaria, ma senza compromettere il diritto allo studio.
Le associazioni studentesche, come l’Unione degli Universitari (Udu), denunciano da anni la situazione:
“Molti atenei violano la legge – spiegano – e spesso usano trucchi per sembrare in regola, come escludere dal calcolo gli studenti fuori corso o internazionali. È inaccettabile”.
Gli studenti chiedono un intervento strutturale sul finanziamento pubblico, perché “non può essere la contribuzione studentesca a coprire i tagli dello Stato”.
Tagli, affitti e università sotto pressione
Il tema delle risorse è al centro del dibattito anche in Parlamento. La deputata Elisabetta Piccolotti (Avs) ha espresso preoccupazione per i 10 miliardi di tagli ai ministeri previsti dalla prossima legge di bilancio:
“Ci auguriamo che non colpiscano l’Università e la Ricerca”.
Dal fronte politico arrivano anche altre richieste, come quella di Azione, che chiede nuove residenze universitarie a Roma:
“Una stanza singola nella capitale costa oggi oltre 600 euro al mese – ricordano – contro i 450 euro di Barcellona e i 500 di Lione.”
La polemica sull’Anvur
Intanto, nel mondo universitario si è aperto un altro fronte: la riforma dell’Anvur, l’Agenzia che valuta il sistema universitario italiano.
La Flc Cgil accusa il governo di voler mettere l’Agenzia sotto controllo politico, con la nomina diretta del presidente e il pieno controllo sul comitato di selezione.
Ma il presidente Antonio Uricchio replica:
“Il nuovo regolamento rafforza l’indipendenza e l’autonomia organizzativa dell’Anvur.”
Verso un’università più equa?
La palla ora passa alla Conferenza dei rettori, che dovrà elaborare proposte concrete da presentare al Ministero.
L’obiettivo è chiaro: rendere l’università più accessibile e sostenibile, perché studiare non può diventare un privilegio per pochi.
16/10/2025
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