Studiare in un’altra città in Italia rischia di diventare un privilegio. I prezzi delle stanze in affitto sono ormai alle stelle e, secondo l’ultimo rapporto di Immobiliare.it, quest’anno la media nazionale per una singola è passata da 461 euro a 613 euro: un aumento di oltre 150 euro al mese.
Milano record, ma non è sola
La città più cara resta Milano, con 732 euro per una stanza singola. Subito dietro Bologna (632 euro), Firenze (606 euro) e Roma (575 euro). Ma i rincari più pesanti sono arrivati altrove: a Trento gli affitti sono schizzati da 381 a 544 euro (+42,7%), a Modena da 385 a 506 euro (+31,4%), a Brescia da 399 a 519 euro (+30%).
Numeri che fanno arrabbiare gli studenti, molti dei quali parlano apertamente di “speculazione”.
La voce degli studenti
L’Unione degli Universitari (Udu) denuncia da tempo la situazione:
“L’abitare è un diritto, non un lusso. Oggi invece studiare sta diventando un lusso e il Governo non può continuare a ignorare un problema così evidente”, ha dichiarato Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale dell’Udu.
Secondo i loro dati, a fronte di quasi 900mila studenti fuori sede, i posti letto pubblici disponibili sono meno di 50mila. E negli ultimi tre anni gli affitti sono aumentati del 38%.
Le promesse del Governo
Il ministero dell’Università, guidato da Anna Maria Bernini, promette un cambio di rotta. Grazie ai fondi del Pnrr, l’obiettivo è creare 60mila nuovi posti letto entro il 2026. Alcuni progetti sono già in costruzione, altri in fase di approvazione. Dal 2023 sono stati stanziati 805 milioni di euro per finanziare circa 8.500 posti letto in più.
Il nodo rimasto aperto
Tra progetti futuri e proteste presenti, la realtà resta questa: migliaia di studenti devono scegliere se rinunciare a vivere vicino all’università o pagare affitti che, mese dopo mese, svuotano le tasche delle famiglie.
E così il diritto allo studio, che dovrebbe essere garantito a tutti, rischia di trasformarsi in un privilegio per pochi.
10/09/2025
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