Il fenomeno comunemente conosciuto come buco dell’ozono, che riguarda l’assottigliamento progressivo dell’ozonosfera, sembra che stia scomparendo, secondo quanto ha confermato l’ONU negli ultimi giorni. La rivelazione ha suscitato una forte incredulità, perché fin dalla sua scoperta, agli inizi degli anni ’80, ha rappresentato uno dei pericoli ambientali più temuti per l’umanità. Il principale fattore di rischio, causato dal buco dell’ozono, sarebbe stato l’esposizione dannosa ai raggi ultravioletti del sole alla quale sarebbero stati sottoposti gli esseri umani, con tutte le conseguenze che si sarebbero in seguito verificate sulla loro salute. Dunque, questo risultato storico è la conferma che se avviene una cooperazione mondiale tesa ad un unico e comune obiettivo le cose possono effettivamente migliorare. In base ad un rapporto stilato dall’Organizzazione metereologica mondiale, se le politiche ambientali resteranno invariate, lo strato di ozono dovrebbe recuperare i valori del 1980 entro il 2040. I tempi di recupero sono differenti per alcuni paesi, come l’Artico, dove si prevede un ritorno ai valori standard per il 2045, mentre in Antartide entro il 2066. Il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas, che ha presentato il report, ha dichiarato:” L’azione che è stata fatta sull’ozono costituisce un precedente per l’azione per il clima”. Questo successo è il primo passo per comprendere su quale strada proseguire per l’eliminazione dei combustibili fossi e per la riduzione dei gas serra.
10/01/2023
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